Dedicato a Myriam di Magdala…


Maria in estasi


Pietro disse a Maria:
“Sorella, sappiamo che il Maestro ti ha amata
diversamente dalle altre donne.
Di’ a noi le parole che egli ti ha detto,
di cui ti ricordi
e di cui non abbiamo conoscenza…”.
Maria disse loro:
“Ciò che a voi non è stato dato di udire,
io ve lo annuncerò…
Recita così un passo del vangelo di Maria, vangelo apocrifo, certo, nel senso di “non canonico”. A chi scrive piace molto e lo propone all’attenzione di chi, anche solo per curiosità, è spinto ad oltrepassare i “limiti” di un magistero che, nella foga di dettare leggi e norme di comportamento, trascura, e molto spesso accantona volutamente, qualche ventata di aria nuova.
Maria di Magdala è colei che fa parte delle donne al seguito di Gesù, che ha assistito alla sua morte in croce e alla quale il Maestro appare per primo dopo la Risurrezione, rendendola prima testimone della vita nuova e prima annunciatrice del Vangelo; è lei che è mandata dai discepoli a portare l’annuncio ufficiale della resurrezione: “Io ho veduto il Signore”; apostola degli apostoli!
E che ciò potesse suscitare una qualche forma di ribellione da parte del seguito maschile di Yeshua, quello più investito di autorità all’interno della comunità nascente, è testimoniato proprio dagli scritti apocrifi:
Pietro aggiunse:
“Possibile che il Maestro si sia intrattenuto
Così, con una donna,
su dei segreti che noi stessi ignoriamo?
Dobbiamo forse cambiare le nostre abitudini;
ascoltare tutti questa donna?
L’ha veramente scelta e preferita a noi?” (Vangelo di Maria)
Per un giudeo dell’epoca è inconcepibile che una donna possa avere accesso alla “conoscenza”, che sia in grado di carpire i segreti della Torah e di elaborare conversazioni, discorsi, che dovrebbero essere alla portata esclusiva di un pensiero maschile.
Pietro si lamenta:
“Signore non possiamo sopportare più questa donna. Ci toglie continuamente la parola, parla in continuazione…Forse il Signore parlava in privato con una donna e non apertamente a noi? Dobbiamo forse convertirci e ascoltarla?” (Sophia Pistis).
Eppure nel vangelo di Luca (per tornare alle fonti “ufficiali”!) è evidenziata una consistente presenza femminile al seguito di Gesù; donne considerate discepole allo stesso modo dei Dodici (Lc 8,1-3):
“Se di esse Luca non narra una chiamata esplicita come per questi ultimi e se non dice espressamente che come loro esse predicavano l’Evangelo, ciò è dovuto (oggi il riconoscimento esegetico è quasi unanime) a motivi socio-politici che preoccupano Luca (la non validità della testimonianza delle donne nel mondo greco-romano)…” (P. Lombardini, Figure femminili nella Bibbia, Edizioni San Lorenzo).
E tra queste donne primeggia, sempre, Maria di Magdala, non per una sorta di elezione divino-umana (come amano sentirsi investiti i maschi della nostra equipe di ordinati rappresentanti ecclesiali): Myriam è l’amata di Yeshua, colei alla quale è accordata una situazione di “privilegiata”, come attesta anche il vangelo di Giovanni, il femminile di un essere “amante”, la “parte mancante”.
Ma a Pietro poco importa; non ce la fa a dar credito alle parole di una donna:
“Rispettare le donne? Dare loro un posto, un’autorità all’interno della nostra comunità? Non sono forse create per servire? Per obbedirci, e soddisfarci quando glielo chiediamo?
Per Pietro queste abitudini non sono solo sociali, ma anche religiose, e il comportamento del Maestro nei riguardi delle donne resterà veramente per lui un mistero, che si tratti della samaritana, della donna adultera, o di Myriam di Magdala, le donne che egli scelse per rivelare loro ‘la preghiera in spirito e verità’ (la samaritana), ‘la misericordia e il perdono del Dio vivente’ (la donna adultera) e infine la risurrezione (Myriam di Magdala); proprio l’essenziale di ciò che si chiamerà cristianesimo!” ( Jean-Yves Leloup, Vangelo di Maria. Commento, Servitium).
E a Myriam di Magdala non rimane che piangere e restare in attesa di Yeshua che giunge inaspettatamente a consolarla…oltre la misoginia di Pietro e del suo seguito…
“Non trattenermi (‘smettila di abbracciarmi, di baciarmi’) (Gv 20,17): un unico istante integrale di felicità è sufficiente per viverne sempre” (P. Lombardini).

M. Concetta Bomba ocds

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