Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
(Lc 3,1-6)
...e così fece anche Lui...
"Molto di più di quanto disse, fece. Risanò, guarì, corresse i guasti di natura: non tutti quelli del vasto mondo, però quelli che capitavano a tiro, alla portata dei suoi sensi. Non fece prodigi colossali, non aprì le acque del mare, però calmò qualche tempesta. Non arrossò di sangue le acque del Nilo, ma riempì di buon vino i vasi di una festa di nozze. Procurò sorrisi e guarigioni, più durevoli beni. Rispondeva così al verso del libro sacro Levitico/Vaikrà che prescrive di amare il proprio vicino. Non comanda di amare il remoto, sconosciuto mondo, ma quello dei paraggi. Ama il prossimo, che è il superlativo di vicino, il vicinissimo, che sbanda, pena, cade un metro avanti a te. Di lui sei responsabile di amore. Guarire era la sua manifestazione amorosa preferita. Più guariva e più aumentava la capacità. L'amore è questa incomprensibile energia per la quale più se ne spende, più se ne riproduce nelle fibre. Al contrario, chi lo rrisparmia lo spreca, se lo ritrova inutile, e marcito. L'amore è fatto della stessa materia della manna, che va consumata, intera nel medesimo giorno di raccolta. Se lasciata avanzare, ci salivano i vermi. Allora lui guariva a più non posso.
Erri De Luca (Penultime notizie circa Ieshu/Gesù)
"[...] La morte è economa, la vita è prodiga. Lui parla solo della vita, con parole a lei proprie: coglie dei pezzi di terra, raduna nella sua parola e il cielo appare un cielo con alberi che volano, agnelli che danzano e pesci che ardono, un cielo impraticabile, popolato di prostitute di folli e di festaioli, di bambini che scoppiano in risate e di donne che non tornano più a casa: tutto un mondo dimenticato dal mondo e festeggiato là subito, adesso, sulla terra come in cielo.
RispondiEliminaÈ pesantezza delle società mercantili - e tutte le società sono mercantili, tutte hanno qualcosa da vendere - concepire la gente come cose, distinguere le cose in base alla loro rarità, e gli uomini in base alla loro potenza. Lui, ha quel cuore di bambino che nulla sa di distinzioni. Il virtuoso e la canaglia, il mendicante e il principe: a tutti si rivolge con la stessa voce solare, come se non ci fosse né virtuoso, né canaglia, né mendicante, né principe, ma solo, ogni volta, due esseri viventi faccia a faccia, e in mezzo ai due la parola, che va, che viene.
Ciò che dice è illuminato da verbi poveri: prendete, ascoltate, venite, partite, ricevete, andate. Ignote quelle parole mezze velate, mezze consegnate, la cui oscurità permette ai potenti di consolidare la loro potenza.
Non parla per attirare su di sé un briciolo d'amore. Quello che vuole, non per sé lo vuole. Quello che vuole è che noi ci sopportiamo nel vivere insieme. Non dice: amatemi. Dice: amatevi. Un abisso tra queste due parole. Lui è da un lato dell'abisso e noi restiamo dall'altro. È forse l'unico uomo che abbia mai davvero parlato, spezzato i legami della parola e della seduzione, dell'amore e del lamento."
(Ch. Bobin, "L'uomo che cammina", Magnano 1998)
Che magnifici testi....Grazie di cuore.
RispondiElimina