Racconti popolari giapponesi



Mi ritrovo tra le mani un libro che raccoglie sei piccoli racconti; mi aspetto di trovare intrecci incomprensibili, storie che sfuggono alle limitazioni culturali dell’occidente pensante, fortemente marcato da categorie mentali strutturate dai rigorosi principi della ratio di illuminata memoria
 Eppure si rimane come dei bambini, affascinati dal semplice scorrere di parole che raccontano, incantando il lettore, storie dal sapore di infanzia. Si rimane lì, fino all’ultima pagina, ammaliati come quando, un tempo, si ascoltava la voce di un adulto volenteroso disposto ad alimentare con storie dalla trama favolosa la fantasia inarrestabile dei piccoli ascoltatori.
E si scopre che nonostante l’età avanzata la magia produce ancora il suo effetto: ogni racconto, scritto con linguaggio di straordinaria semplicità, scaraventa dentro il mondo della fantasia dove il lettore si ri-trova a proprio agio come un tempo ma, contemporaneamente, coglie nessi, scopre assonanze, sente richiami, vede immagini che lo riconducono costantemente alla realtà, senza grandiosi ragionamenti, ma di getto, come tele dipinte che si imprimono davanti agli occhi e, in un colpo solo, ri-chiamano il luogo che si abita nella quotidianità esattamente così come lo si era immaginato nell’infanzia.
Da ogni racconto si esce con un desiderio in più ri-scoperto: la forza dell’amicizia, la gratuità del dono, il bisogno della com-passione, la condivisione delle proprie miserie, l’amore senza limitazioni, la sofferenza per un patto tradito, l’attesa in ascolto di una voce…
“ -Urashima Tarō! Urashima Tarō! – chiamò la voce ancora una volta. Guardò a destra, guardò a sinistra finché non scorse una tartaruga con la testa fuori dall’acqua, vicino alla sua barca.
- Eri tu a chiamarmi, tartaruga? - chiese Urashima sorpreso.
- Sì, amico mio, ero io. Sono la tartaruga che hai salvato dai ragazzi sulla spiaggia l’altro giorno. Sono venuta a ringraziarti -“
M. Concetta Bomba

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