TERESA D’AVILA: STORIA DI UN’AMICIZIA

Il cristiano solitamente prega, si rivolge a Dio, il più delle volte per chiedere, più raramente per ringraziare o per lodare; Teresa d’Avila è una donna di preghiera, parla al suo Signore quand’è sola e quand’è riunita con la sua comunità:anche lei domanda, ringrazia, loda. Se la maggior parte di noi cristiani si accontenta di dedicare tempo a pratiche devozionali largamente in uso nelle parrocchie (primi venerdì, novene, processioni), o semplicemente a soddisfare il precetto festivo con l’aggiunta di qualche opera caritatevole, Teresa vuole di più: non le basta più di dedicare tempo alle preghiere, Teresa vuole diventare una “orante”.
Nasce ad Avila, in Spagna, il 28 marzo 1515. Cresce all’interno di una famiglia i cui genitori incitano i figli alla virtù. Il padre, in modo particolare, è un uomo caritatevole verso i poveri e compassionevole nei confronti dei malati: non accetta la schiavitù e si rifiuterà sempre di avere schiavi nella sua casa. Teresa è educata fin da piccola all’amore cristiano. Legge insieme ad uno dei suoi fratelli, Rodrigo, la vita dei santi e con lui, verso gli otto anni, di buon mattino, lascia la casa paterna per dirigersi nella “terra dei mori” e morire martire della fede. Ripresa e ricondotta a casa sogna una vita eremitica e, sempre insieme a Rodrigo, costruisce piccoli romitori nel suo giardino per creare angoli di solitudine. Poi giunge l’adolescenza, con l’esplosione di vitalità che la caratterizza: la voglia di avventure e di compagnie, il desiderio di piacere e di apparire attraente, i primi amori , le prime frivolezze. Il padre Alfonso è preoccupato e la rinchiude in un monastero col solo intento educativo: “vi ero entrata molto inquieta, ma dopo otto giorni, ed anche meno, mi sentivo più felice che non in casa di mio padre”. A vent’anni vuole farsi monaca, ma il padre non vuole: ancora di buon mattino mette in atto una seconda fuga, a buon fine questa volta, verso il monastero carmelitano dell’Incarnazione. Il convento non è di stretta clausura: è popolato da circa 200 monache alle quali è permesso intrattenersi, senza grandi restrizioni, con il mondo esterno. Teresa è molto amata, ha il dono di piacere e di attirare l’attenzione di molte persone. Il suo cuore è diviso: è attratta da Dio ma è attratta anche da ciò che la circonda, vive in una sorta di schiavitù che le impedisce di dedicare il suo cuore completamente all’Amato. “Passai quasi vent’anni in questo mare tempestoso sempre cadendo e rialzandomi; ma rialzandomi male, perché tornavo a cadere…Posso dire che tale vita è una delle più penose che mi sembra si possano immaginare, perché non godevo di Dio, né gioivo del mondo”. A questo punto nasce la grande Teresa d’Avila, riformatrice del Carmelo: lei, desiderosa di amicizie, si decide ad aprirsi ad un rapporto amicale con Gesù e feconda l’orazione teresiana. “L’orazione mentale non è altro che un rapporto d’amicizia in cui ci si intrattiene spesso da soli, con colui che sappiamo ci ama”, poiché pregare è “voler essere amico di Dio”, intrattenersi con lui in un rapporto interpersonale, uno stare per uno scambio di accoglienza, un aprire a Colui che chiede discretamente di essere ricevuto, che attende, stando sempre a guardare, il contraccambio di uno sguardo. Dio è l’amico che ama incondizionatamente e che ci “prega” di rimanere con lui per fargli piacere, e scoprendosi via via sempre più amati, si dilata la propria capacità di portare amore, poiché “amore chiama amore”, poiché questo “intrattenersi da solo a solo con colui da cui sappiamo di essere amati” è autentico nella misura in cui produce “opere su opere”. Si sta veramente con Dio quando si spezzano le catene dell’egoismo e si tendono le braccia per sostenere e rincuorare: “lo ripeto, è necessario che cerchiate di non far consistere il vostro fondamento soltanto nel recitare e contemplare, perché se non procurate di acquistare le virtù e on le esercitate, rimarrete sempre delle nane”.
Teresa, così , vuol darsi completamente all’Amico e decide di creare le condizioni adatte a questo rapporto. Vuole un convento più povero, con al massimo dodici monache che vivano nel nascondimento, Teresa desidera tornare al rigore degli inizi dell’Ordine e fonda il primo monastero dei Carmelitani Scalzi riformati al quale ne faranno seguito tanti altri, coinvolgendo in quest’opera di riforma anche il ramo maschile con l’aiuto di S. Giovanni della Croce.
Muore il 4 ottobre 1582 dopo aver lavorato duramente alla vigna del Signore; ci rimane l’eco di un invito. Ad ognuno la libertà di costruire la propria storia di amicizia…

M. Concetta Bomba ocds


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