TUTTO E NIENTE


Il lettore di Giovanni della Croce sa di dover assimilare la dottrina del dottore mistico facendo scorrere il suo pensiero su un linguaggio paradossale, ricco di antitesi che spesso disorientano, alimentando interpretazioni unilaterali, quasi una visione eccessivamente semplificata e denominata, a torto, puramente “ascetica”. Soprattutto il parallelismo antitetico del “tutto e nulla” ha reso Giovanni della Croce il pensatore “rigoroso” che punta dritto su privazioni, mortificazioni, rinunce, come norma per un percorso di ascesi verso Dio.
Le numerose espressioni di “negazione” utilizzate da Giovanni possono indurre a pensare che ci sia, al fondo, un atteggiamento di rifiuto, di svalutazione della realtà; eppure basterebbe una lettura più autentica ad evidenziare un tentativo di aprire il lettore ad una “comunione” mistica per una scoperta dell’essere e non già per una negazione del reale.
Giovanni della Croce lo afferma con decisione: “un contrario si conosce bene per l’altro contrario” (1N 12,5).
Il “nulla” di Giovanni è un modo tutto particolare di dar vita ad un atteggiamento “comunionale” con la realtà tutta, naturale e soprannaturale. Ricordiamo molte affermazioni drastiche di Giovanni che possono disorientare e spaventare per la radicalità di atteggiamento che presuppongono: “Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente. / Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente. / Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente. / Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente. / Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi. / Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai. / Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai. / Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei.” ( Salita, libro 1 cap. 13).
Come è facile evidenziare, l’accento sul “nulla” è strettamente legato al richiamo costante del “tutto”: se il tutto è il dono desiderato, il nada diviene lo spazio necessario, indispensabile all’accoglienza piena di quel todo.
Prendiamo alcuni spunti da un saggio su Giovanni della Croce di Federico Ruiz: “E’ di primaria importanza centrare con esattezza il significato del nulla, poiché è sul nulla che agirà la negazione sangiovannea. Se riferiamo il nulla a storia, persone, oggetti, tutto questo sarà condannato alla distruzione. Se invece il nulla si riferisce alla ossessività egocentrica con cui l’uomo vuole servirsene, sarà allora l’egoismo a dover salire sul rogo, lasciando a persone e cose la loro pienezza di vita e valore” (San Giovanni della Croce. Mistico e maestro, EDB )
La miseria dell’essere umano “spicca” ai nostri occhi dal suo continuo tentativo di manipolazione della realtà ad uso e consumo personale; dai progetti di gestione “privata” della storia per l’accumulazione di ricchezze e vantaggi non condivisibili; da comportamenti di sopraffazione sugli altri, colti come concorrenti da abbattere nella corsa all’affermazione sociale.
Qui, a questo livello, Giovanni chiama in aiuto la negazione, il nulla, la “sospensione” necessaria, radicale, anche se provvisoria, per risanare tutte quelle capacità psicologiche, spirituali, intellettive, affettive, troppo spesso contaminate da oppressioni e schiavitù che impediscono di godere della bellezza di Dio e di tutta la sua creazione.
“Essendo l’anima sottoposta a purificazione per conseguire la propria salute, che è Dio stesso, le viene da Lui imposta l’astinenza di tutte le cose delle quali perde l’appetito. Le accade come a un ammalato molto caro il quale, perché risani, viene ben custodito, tanto che non gli si permette di prendere aria, né di godere della luce, né di udire alcun passo e neppure i rumori di casa; gli viene poi somministrato con misura il cibo molto delicato, badando più alla sostanza che al sapore” (2N 16,10).
La ricerca del nulla vuole essere una rinnovata concentrazione sull’amore, una disposizione più profonda ad una esperienza di grazia, una fissazione dello sguardo su Colui che apporta quella pienezza di vita alla quale si anela, una apertura ad una conversione di vita della quale il mondo ha impellente necessità per arrestare quell’azione di disfacimento che rischia di travolgere ogni settore della comunità umana, compreso l’istituzione chiesa.
“Il nulla mistico è come dinamite. E’ la forza che muove l’universo e crea rivoluzioni nella mente e nel cuore degli uomini. Infatti il nulla mistico, inteso come si deve, prepara la strada all’azione dinamica della grazia. ‘Quando sono debole, allora sono forte’, esclamava Paolo. E non ha mai detto parole più vere” (W. Johnston).

MARIA CONCETTA BOMBA ocds


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