IL CASTELLO DELL’ANIMA 10.07.2009

CENTRO STUDI "EDITH STEIN"-LANCIANO

CHE FAI QUI, ELIA”?


Percorso affascinante, quello proposto dalla Graphe.it Edizioni con il saggio “Che fai qui, Elia?”; una lettura ecumenica di 1Re 19, 11-13 fatta con i sensi, come ci avvisa subito l’editore: Parola da mangiare come pane raccolto dalle mani di un altro e condiviso; da assaporare come suono pronunciato e udito in una polifonica melodia di significazioni; da gustare come frammento di luce che acceca illuminando il buio della notte inaridita.
“Che fai qui, Elia?”: non è solo il titolo di questo saggio, è la “domanda” riformulata infinite volte, personalizzata, sempre nuova, che scuote e fa ridestare, poiché provoca e costringe a cercare la risposta. “Il Signore stava passando. Davanti a lui un vento fortissimo spaccava le montagne e fracassava le rocce, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento venne il terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto venne il fuoco, ma il Signore non era neppure nel fuoco. Dopo il fuoco, Elia udì come un lieve sussurro. Si coprì la faccia col mantello, uscì sull’apertura della grotta e udì una voce che gli diceva: “Che fai qui, Elia?”. Si rimane proprio come Elia leggendo questo libro: sconcertati e, nello stesso tempo, pacificati! Sconcertati nell’assistere all’abbattimento progressivo di tante nostre certezze che ci sono così care e alle quali si rimane ancorati troppo a lungo, bloccando il vitale slancio liberatorio verso la verità; pacificati nel sostare, infine, nel luogo del silenzio e della sospensione di ogni movimento, avvolti da quell’ultima solitudine pregna di una compagnia che, finalmente, fa udire la sua voce e impedisce di fuggire ancora verso i mondi artefatti del non senso. Un percorso di quattro tempi, a quattro voci: Elia ode il vento, assiste ad un terremoto, vede il fuoco, ascolta il silenzio. “Il Signore non era nel vento”: Natale Fioretto, predicatore valdese, dà inizio al viaggio. Elia è un personaggio impetuoso come il vento, dal temperamento forte ed irruente, pieno di zelo per il Signore, un Dio che attende come potenza travolgente, tanto affine alla sua stessa natura di creatura di forte personalità. “Tuttavia il Signore non sta ai patti e non si manifesta nel vento potente che lo annuncia e, così facendo, costringe il profeta ad un affinamento del suo spirito perché possa, appunto, concepirlo, ma in modo diverso, altro”. “Il Signore non era nel terremoto”. Non era: perché “è”oltre le nostre aspettative, dinamico e dirompente come un terremoto nel gettare a terra ogni brandello di sicurezza e, nello stesso tempo, soave e mansueta voce di stravolgente piccolezza. “Possiamo dire che Elia si è lasciato trasformare da un Dio che gli si è rivelato nella forte debolezza del silenzio invece che nella potenza dei fenomeni ai quali il profeta era abituato” (P. Charlò Camilleri, carmelitano). “Ma il Signore non era neppure nel fuoco”, in quel calore divampante, che pur ci riscalda, di volti e richiami circostanti. Come magistralmente sottolinea la terza voce di questo percorso, quella del pastore valdese Eric Noffke: “Elia non si fa ingannare, e noi? Quante volte vediamo noi stessi o i nostri fratelli, le nostre sorelle cadere nella trappola, fallire la prova? Nel momento in cui, cioè, ci lasciamo illudere che il Signore possa essere presente nella natura, in una persona, in un ideale, per quanto essa possa apparire santo, ammaliandoci. Quante volte usciamo fuori dalla caverna, in cui aspettiamo un segno da parte del Signore, illusi che Egli ci abbia dato il segnale, fallendo la prova e perdendoci su strade sbagliate!”. “Dopo il fuoco, Elia udì come un lieve sussurro”. Attraverso una coinvolgente analisi delle sfumature linguistiche dei termini ebraici, la carmelitana suor Maria Anastasia di Gerusalemme ci introduce nel tratto finale di questo cammino, lungo quaranta giorni e quaranta notti, come a dire di un procedere ininterrottamente verso la fonte della rigenerazione. Il viaggio di Elia: il nostro camminare, sfiancante, senza sosta, che ode svariati richiami e che placa la propria sete solo alla fine, proprio quando il nulla spalanca le sue porte ad una struggente sensazione di impotenza di fronte alla voce del silenzio di Dio. “Quando non ci sono parole, o presenze, quando siamo nel buio, rimasti ormai soli, allora ci raggiunge la domanda di verità, allora nasce il che cosa? Cominciamo a chiederci chi siamo, cosa siamo davanti agli altri, alla vita, a noi stessi, a Dio; e cosa facciamo in questo mondo, cosa cerchiamo, cosa aspettiamo, ancora, dopo tanti anni. E’ impossibile che non esca sangue da queste domande. E’ il bisturi del chirurgo che ci raggiunge dentro, che ci apre. Sì, finalmente, così in silenzio, cominciamo a sbocciare, a fiorire. Nasce il racconto vero di noi, della nostra storia. Bagnato nel sangue, come un bambino appena uscito dal grembo”. Un percorso umano, il nostro percorso esistenziale, foggiato dal vento impetuoso che smuove e trascina, dai crolli interiori di inaspettati terremoti, dalle bruciature scottanti del fuoco indomabile: “ma è ora di alzarci e nutrirci (cfr 1Re 19, 5) della Parola di Dio che viene spezzata per noi. In questo cammino, tendiamo l’orecchio per udire il Signore che chiede anche a noi, come ad Elia: ‘Che fai qui?’. Sul limitare della grotta – luogo simbolico di quella condizione spaziale in cui può avvenire la rinascita – quale sarà la nostra risposta?” (Roberto Russo).




M. Concetta Bomba ocds



SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE



Juan Peter Miranda, Breve introduzione alle teologia dell’Antico Testamento. Queriniana, Brescia 2009, pp. 242, Euro 21,00. Scrive l’autore nella prefazione: “Sono convinto che ogni tempo debba occuparsi della Bibbia e della sua parte meno conosciuta, cioè del Primo Testamento. Una lettura della Bibbia è infatti sempre anche un guadagno personale. Spero che il mio lavoro stimoli a prendere in mano , la Bibbia e, anzitutto, il Primo Testamento e al lasciarsi da esso arricchire attraverso una sua attenta lettura”. Un testo didatticamente valido, utile a tutti che parte dal presupposto che “la sacra Scrittura d’Israele e degli ebrei, è anche la Bibbia vera e propria dei primi cristiani, la sacra Scrittura di Gesù, degli apostoli e dei loro discepoli”.







PREGHIERE MARIANE DEL CARMELO


O Madre del Carmelo, che ci doni la veste dello Scapolare, tu ti esprimi e quasi ti identifichi con que­sto umile "segno" di protezione. Madre, con questo abito santo tu abolisci ogni di­stinzione di persone: esso è per tutti e senza alcun limite. Tu doni un distintivo tuo, non nostro. Doni un segno d'invincibile difesa per ogni tuo figlio. Tu presti la tua amabile attenzione di Serva del Signore verso noi peccatori ostinati. Ti costituisci come richiamo continuo della nostra dignità di figli di Dio, cui è stata data la veste battesimale della grazia; e ci aiuti a mantenerla intat­ta o almeno a ripulirla. Nello Scapolare poni tutta la tua tenerezza umana di Madre del Verbo fatto carne e tutta la tua carità divina di prima "ancella" e "discepola" di Cristo. Hai stabilito con noi un patto di salvezza, impe­gnando la tua opera di Mediatrice se noi appena ci impegniamo a confidare in te e a tenerti per Madre nostra. Madre e Signora del Carmelo, difendici con la tua veste come con una nuova armatura, perché la guer­ra contro il nostro spirito infuria sempre più. E do­naci di raggiungerti in cielo, dove sei coronata di gloria a Dio Trinità. Amen. (Arnoldo Bostio)


O Maria, tu sei la creatura che ha conosciuto il dono di Dio e non ne ha perduto neppure una stilla: tu sei tanto pura e luminosa da sembrare la luce stessa. Virgo Fidelis: sei la Vergine fedele, colei che custodiva tutte le cose nel suo cuore. Ti mantenevi così piccola e raccolta alla presenza di Dio, nel segreto del tempio, che attiravi su di te le compiacenze della Trinità Santa. Poiché il Signore si è degnato di rivolgere lo sguardo alla pochezza della sua serva, tutte le generazioni mi chiameranno beata. Il Padre, chinandosi su di te, creatura così bella, così ignara della tua bellezza, ha voluto che tu fossi nel tempo la Madre di Colui di cui Egli è il Padre nell'eternità. Allora intervenne lo Spirito d'amore e si compì il più grande dei misteri: per la discesa del Verbo, tu, o Maria, fosti per sempre la preda di Dio. (Beata Elisabetta della Trinità)


Madre del Verbo, dimmi il tuo mistero: dopo l'Incarnazione del Signore come sei vissuta sulla terra tutta immersa nell'adorazione? In un'ineffabile pace, in un silenzio misterioso, hai penetrato l'inson­dabile portando in te il dono di Dio. Custodiscimi sempre in un divino abbraccio. Fa' che porti in me l'impronta di questo Dio d'a­more. (Beata Elisabetta della Trinità)


Madre mia amatissima, il Signore ha affidato a te i misteri del Regno. Ha consegnato a te il Corpo Mi­stico. Il tuo sguardo abbraccia tutti i tempi. Tu co­nosci ogni membro del Corpo Mistico e i suoi doveri. Sei tu che lo guidi. Ti ringrazio per avermi chiamata ancora prima di sapere che la vocazione viene da te. Che cosa vuoi fare di me? Non lo so. Ma lo considero grazia grande e non meritata l'avermi scelta per essere tuo stru­mento. Come docile strumento vorrei abbandonarmi nel­le tue mani. Confido in te: sei tu che renderai utile questo inabile strumento. (S. Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein)


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