L’APPUNTAMENTO DELLE ANIME


Che essi siano una cosa sola, come noi, Padre, siamo una cosa sola: io in essi e tu in me, affinché siano perfetti nell’unità”(Gv 17,23). Quale maggiore segno di credibilità può offrire la comunità cristiana se non l’essere “consumati”, completamenti fusi nell’unità? Il cuore è lacerato, i desideri sono sdoppiati, i pensieri contraddittori: l’uomo fatica a trovare unità nel proprio essere, continuamente in ballo tra sentimenti contrapposti, diviso all’interno della sua stessa volontà, per non parlare delle divisioni che lo allontanano dalle persone che pur riconosce di amare. Ma Cristo ardentemente prega il Padre affinché diveniamo “uno”! Elisabetta della Trinità, carmelitana di Digione, fa del suo Carmelo un luogo privilegiato per tessere una trama di rapporti trinitari: “Vede, al Carmelo è come in cielo, non ci sono più distanze, è già in atto la fusione delle anime. Questa unità “consumata” è stato il desiderio del Maestro. L’ha chiesta al Padre, la sera dell’Ultima Cena, nella preghiera tutta traboccante d’amore per coloro che si accingeva ad amare fino alla fine: ‘Padre, che tutti siano uno!’ “. Può sembrare paradossale che una monaca di clausura sia in grado di parlarci di comunione da un luogo che, per sua natura, allontana, taglia i ponti, nasconde. Ma quanti mezzi di comunicazione ha, oggi, il mondo a disposizione e ciò nonostante vive la più terribile esperienza di solitudine, di incapacità ad entrare in relazione con chi gli sta accanto! Vive il mondo sommerso da un frenetico parlottio senza senso; Elisabetta si ferma e scopre che l’unità è dono di Dio: “Che bella cosa pregare l’una per l’altra, darsi appuntamento presso il buon Dio, dove non esiste più né distanza né separazione”. Così rincuora l’amica Francesca: “noi non ci siamo separate davvero, le grate non esistono per i nostri cuori…E’ soprattutto nel fondo dell’anima, accanto al Buon Dio che ti colloco e ti ritrovo…Le grate non possono essere una separazione per due anime così unite…e se non sai dove trovarmi, la colpa è tua, perché io ti ho indicato il luogo del nostro appuntamento e ti assicuro che io non manco a questo incontro”. Elisabetta scopre nel silenzio della sua cella che il vincolo che unisce indissolubilmente le anime è la preghiera, una unione realizzata realisticamente rientrando in se stessi, scoprendosi dimora di Dio, luogo di accoglienza e di riposo prediletto dal Signore, casa di Betania: “nella recita dell’Ufficio divino”, scrive alla sorella Margherita, “penso che siamo lì insieme tutte e due, vicino a Lui. Ciò è tanto vero, bimba mia, che Egli è nelle nostre anime e noi siamo sempre vicinissime come Marta e Maria: quando sei presa dal lavoro io ti tengo vicino a Lui…Addio, sempre assolutamente ‘uno’. Non lasciamoci mai in Lui”. Dio è il “cielo sulla terra”, e questo cielo dimora in ogni anima, “ma è pur sempre lo stesso Dio che portiamo dentro di noi…Questo sarà il luogo dei nostri appuntamenti”! Per questo Elisabetta fissa gli orari di ogni incontro; alla sorella: “ti do appuntamento tutti i giorni dell’ottava, da mezzogiorno all’una”; “sento la tua presenza in cappella, da mezzogiorno all’una. E’ la fusione delle nostre anime in Lui. Se tu sapessi come siamo vicine! Continua a tenerti in comunione con ‘i tre’ in ogni cosa: qui è il centro in cui ci ritroviamo”; “giovedì la mia preghiera sarà particolarmente intensa e non sarò che una cosa sola con te. Del resto non c’è nulla di nuovo: non è forse vero che noi non ci lasciamo mai? Sai bene la preghiera che Gesù faceva al Padre: ‘Voglio che essi siano uno come tu ed io siamo uno’ “; “la mia Comunione di domenica sarà per te. Passerò poi la giornata in coro e tu vi sarai con me”; “durante questa grande settimana, ho portato dappertutto la tua anima insieme con la mia, soprattutto durante la notte del Giovedì Santo”. Fissa i suoi appuntamenti anche con alcune amiche: “accetto con gioia la tua proposta. Sì siamo una, non separiamoci mai più. Se vuoi, sabato faremo la Comunione l’una per l’altra: sarà quello il nostro patto: sarà ‘l’uno’ per sempre”; “la tua grande amica è stata oggi fortemente unita a te. Il mio cuore era una cosa sola col tuo. Ti ho trovata vicino al diletto Gesù. Eravamo tutte e due nel suo cuore…ti do appuntamento ai piedi del Tabernacolo. Andate là quando pensate a me: mi troverete sempre vicino al buon Dio. Sia Lui il nostro appuntamento, vero Cecilia?”; ti do appuntamento qui (nel cielo dell’anima) perché, vedi, questo cielo è vicino, a portata di mano…Venerdì mattina in un divino abbandono sul cuore del Maestro gli chiederò di fondere assieme i nostri cuori”. Quanti appuntamenti mancati nella nostra vita! Quante unioni fallite! Lo sguardo contemplativo vede la possibilità dell’incontro in quella dimora intima che è il luogo del perdono, dell’accettazione dei limiti, del sostegno reciproco; e la preghiera è la “porta” per entrare, per coltivare e realizzare, finalmente, la promessa di Cristo di essere “una cosa sola”.



M. Concetta Bomba ocds



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