Sperimentiamo continuamente un bisogno “infinito” d’amore, ma ci ritroviamo a fare i conti con una inadeguatezza sostanziale: ciò che si desidera sembra irrealizzabile. Non c’è relazione priva di momenti di delusione, né progetti caparbiamente perseguiti senza l’esperienza del fallimento, né, tanto meno, c’è vita comunitaria senza l’amarezza del tradimento: il limite del finito irrompe ad ogni angolo dell’esistenza provocando o un abbassamento dello sguardo che non fa più cercare, o una prostrazione del cuore che fa tendere le mani e mendicare. Siamo debitori a Teresa di Lisieux di una indicazione di vita che sembrerebbe studiata a tavolino per l’uomo di oggi, affaccendato in mille attività, spinto da una energia indomabile a perseguire obiettivi sempre più temerari, preso da una ricerca che ad un certo punto smarrisce il traguardo della conquista appagante. Nel cuore di Teresa c’è lo stesso desiderio presente in ogni uomo: il desiderio di possedere la pienezza dell’amore, di soddisfare la sua sete infinita d’amore. Teresa può risultare non gradita a molti perché non tergiversa; il bisogno “infinito” d’amore ha per lei un volto ed un nome che lo alimenta.
Gesù, non ti domando che la pace, e poi l’amore: l’amore infinito senza altro limite che te”. (Biglietto di Professione)
Quella equazione tra l’amore per Dio e l’amore per il prossimo è alimentata dalla constatazione quotidiana della limitatezza dei gesti umani: l’amarezza che si sperimenta ripetutamente richiama ad una incapacità dell’essere umano di trovare soddisfazione piena nel legame con l’altro. L’oltre desiderato supera le fattezze umane, ma è quell’infinito che, abbracciato, eleva ed infinitizza tutto l’umano. Teresa vuole quest’infinito che rende capaci di sperimentare i gesti della carità, che finalmente immette dentro un reale “trasparente”, che mostra, cioè, una fonte luminosa che frena il giudizio, purifica il linguaggio, sprona la volontà, attiva il corpo e realizza il Regno!
“L’amore attira l’amore”. (Ms C, 35 r°)
Teresa sceglie la piccolezza, sceglie di divenire il più piccolo tra i fiori. Al bando la sopraffazione, la cattiveria, le ingiustizie, la manipolazione, l’odio, la vendetta: Teresa desidera amare come ama Dio, di un amore infinito. Quale essere limitato potrà mai realizzare tutto ciò? Il padre del figliol prodigo la rincuora: “tutto ciò che è mio è anche tuo”; i tesori dell’infinito amore ci appartengono. La finitezza umana può essere colmata dall’infinitezza di Dio; i limiti del nostro amore possono essere riempiti da un amore più grande nell’atto di una disposizione piena a riceverlo.
“Occorre che io resti piccola, che lo diventi sempre più”. (Ms C, 3r°)
Intuizione risolutiva: stare nella realtà a “mani vuote”; un atto estremo di umiltà che frena la superbia, l’orgoglio, l’arroganza, tutto ciò che divide e ammazza. La piccolezza riconosce il proprio “niente” poiché è abbagliata dalla grandezza luminosa del suo Tutto che giunge, accarezza, stringe e completa l’opera.
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