Conversione...





Allora Merton stava studiando Hopkins per una tesi di dottorato che non finì mai. In una giornata autunnale di pioggia, seduto nella sua camera ammobiliata sulla 114ª Strada, Merton cominciò a leggere il capitolo che descriveva il viaggio compiuto da Hopkins nel 1866 verso il cattolicesimo, quando ancora era uno studente a Oxford.

D’un tratto ricorda Merton – qualcosa si agitò in me, qualcosa che mi spingeva, che mi incitava. Era un movimento che parlava, come una voce. “Che aspetti?” diceva. “Perché rimani qui a sedere? Perché esiti ancora? Non sai quel che devi fare? E perché non lo fai?"

Mi agitai sulla seggiola. Accesi una sigaretta, guardai la pioggia che batteva sulla finestra, tentai di far tacere quella voce. “Non agire d’impulso” pensai. “E’ una follia. Non è razionale. Continua a leggere”.

Cercò di concentrarsi sulla vita di Hopkins, ma quella voce interiore riprese il suo appello: “E’ inutile esitare ancora. Perché non ti alzi? Perché non vai?”. Lesse alcune altre frasi sulla conversione di Hopkins e poi giunse il momento di acconsentire alla sua. “D’un tratto non potei più resistere. Deposi il libro, m’infilai l’impermeabile e scesi di corsa le scale. Uscii, attraversai la strada, m’incamminai lungo lo steccato grigio verso Brodway, sotto la pioggia leggera. E allora tutto in me cominciò a cantare”.


(Jim Forest, Vita di Thomas Merton, LINDAU)



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