"Di fronte all'innegabile realtà per cui il mio essere è fugace, prorogato, per così dire, di momento in momento, e sempre esposto alla possibilità del nulla, sta l'altra realtà, altrettanto inconfutabile, che, nonostante questa fugacità, io sono e d'istante in istante sono conservato nell'essere e che in questo mio essere fugace colgo alcunchè di duratuo. Mi sento sostenuto e trovo in ciò riposo e sicurezza: non è la sicurezza, conscia di sè, dell'uomo che, con le proprie forze, sta su un terreno solido, ma è la dolce, beata sicurezza del bambino sorretto da un braccio robusto, sicurezza non meno ragionevole, se oggettivamente considerata. O sarebbe 'ragionevole' il bambino che vivesse nel timore continuo che la madre lo lasci cadere?"
(Edith Stein, Essere finito e essere eterno)
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