C’è un bellissimo saggio del carmelitano Gilvander Moreira (Dalla compassione alla misericordia, Libreria Editrice Vaticana) che rilegge il vangelo di Luca per proporci il volto compassionevole-misericordioso di Dio. Il libro ha inizio con un’analisi della società attuale descritta come "una società strutturalmente antimisericordiosa", dove "una delle più forti invocazioni è ‘Abbi compassione di me (noi)’ ". "Siamo spesso di fronte ad una realtà crudele nella quale non ci sono semplicemente persone impietose, ma anche e soprattutto, strutture impietose…L’indifferenza per il dolore dell’altro è come un acido sparso nel tessuto sociale. Corrode progressivamente e costruisce una scorza dura che non si lascia scalfire dal grido del fratello che soffre".
C’è la sofferenza dei poveri di tutto il mondo, di chi lotta contro la disoccupazione, di chi deve sopravvivere con uno stipendio sempre più misero, dei senza-casa, dei senza-famiglia, di tutti coloro che si imbattono quotidianamente nella fame, nella droga, nella morte: "stanno gridando: ‘Abbiate compassione di noi! Non lasciateci morire!’ ". C’è la sofferenza di tanti bambini che non riescono a vedere la luce a causa di leggi insensibili e "gridano silenziosi e indifesi: ‘Mamma, abbi compassione di me! Non uccidermi! Il tuo ventre è il mio mondo! Io voglio vivere’ ". Ma c’è anche la sofferenza di quelle madri, donne che gridano a loro volta: "Abbiate compassione di noi! Non abbiamo la possibilità di allevare i nostri figli! Siamo povere, disoccupate, vittime del maschilismo esplicito o nascosto".
C’è poi la sofferenza delle vittime del razzismo che imperversa in ogni luogo della terra in coloro che invece di accogliere in un abbraccio fraterno, allontanano in nome delle differenze: "Perché mi discrimini? Sono tanto umano quanto te! Abbi compassione di me!". "L’industria del dolore", sottolinea Moreira, funziona a pieno ritmo; i sofferenti gridano perché non hanno perso la speranza e la fede nella misericordia infinita di Dio. E l’invocazione degli ultimi deve scuotere le nostre coscienze: "ogni silenzio, omissione, accomodamento davanti all’ingiustizia e all’oppressione dei poveri, dei ‘piccoli’, degli ultimi rappresenta il tradimento della buona notizia di Gesù, è la negazione della proposta del regno".
La società antimisericordiosa non è scalfita dalle opere sporadiche, semplici sedativi delle coscienze, ma dall’azione comunitaria di chi punta il dito, indignato, contro strutture ingiuste e disumanizzanti, si fa carico della sofferenza del mondo e si “espone” per una trasformazione concreta della società nella logica della solidarietà intesa come “un patto che lega l’essere profondo di chi ‘dà’ all’essere di chi ‘riceve’. Avviene una mutua umanizzazione. Nel caso della solidarietà tra Dio e il popolo sofferente, Dio si fa umano perché il popolo sofferente si divinizzi. E può farsi divino solo chi è profondamente umano”.
C’è la sofferenza dei poveri di tutto il mondo, di chi lotta contro la disoccupazione, di chi deve sopravvivere con uno stipendio sempre più misero, dei senza-casa, dei senza-famiglia, di tutti coloro che si imbattono quotidianamente nella fame, nella droga, nella morte: "stanno gridando: ‘Abbiate compassione di noi! Non lasciateci morire!’ ". C’è la sofferenza di tanti bambini che non riescono a vedere la luce a causa di leggi insensibili e "gridano silenziosi e indifesi: ‘Mamma, abbi compassione di me! Non uccidermi! Il tuo ventre è il mio mondo! Io voglio vivere’ ". Ma c’è anche la sofferenza di quelle madri, donne che gridano a loro volta: "Abbiate compassione di noi! Non abbiamo la possibilità di allevare i nostri figli! Siamo povere, disoccupate, vittime del maschilismo esplicito o nascosto".
C’è poi la sofferenza delle vittime del razzismo che imperversa in ogni luogo della terra in coloro che invece di accogliere in un abbraccio fraterno, allontanano in nome delle differenze: "Perché mi discrimini? Sono tanto umano quanto te! Abbi compassione di me!". "L’industria del dolore", sottolinea Moreira, funziona a pieno ritmo; i sofferenti gridano perché non hanno perso la speranza e la fede nella misericordia infinita di Dio. E l’invocazione degli ultimi deve scuotere le nostre coscienze: "ogni silenzio, omissione, accomodamento davanti all’ingiustizia e all’oppressione dei poveri, dei ‘piccoli’, degli ultimi rappresenta il tradimento della buona notizia di Gesù, è la negazione della proposta del regno".
La società antimisericordiosa non è scalfita dalle opere sporadiche, semplici sedativi delle coscienze, ma dall’azione comunitaria di chi punta il dito, indignato, contro strutture ingiuste e disumanizzanti, si fa carico della sofferenza del mondo e si “espone” per una trasformazione concreta della società nella logica della solidarietà intesa come “un patto che lega l’essere profondo di chi ‘dà’ all’essere di chi ‘riceve’. Avviene una mutua umanizzazione. Nel caso della solidarietà tra Dio e il popolo sofferente, Dio si fa umano perché il popolo sofferente si divinizzi. E può farsi divino solo chi è profondamente umano”.
M. Concetta Bomba
Meglio che la terra ritorni
RispondiEliminaLa pace è l'uomo
e quest'uomo è mio fratello
il più povero di tutti i fratelli.
La libertà è l'uomo
e quest'uomo è mio fratello
il più schiavo di tutti i fratelli
La giustizia è l'uomo
e quest'uomo è mio fratello:
per un'idea non posso uccidere!
Per un sistema non posso uccidere
per nessuno nessuno
fra tutti i sistemi!
L'uomo è più grande del mondo
"e il più piccolo fra voi
sarà più grande nel Regno".
Io devo solo lottare,
sempre, insieme, o da solo, lottare
e farmi anche uccidere.
La pace è lotta per l'uomo,
uno bisogna che redima
anche la morte!
Neppur per la fede posso uccidere,
l'uomo è l'icona di Dio,
Dio che geme nell'uomo.
(D. M. Turoldo)
Bella la frase conclusiva: Dio che si fa uomo affinchè l'uomo si divinizzi. L'uomo ha preferito divinizzarsi alla sua maniera, ripercorrendo le strade di altri dei che lo hanno portato a dimenticare la sua natura umana/mortale. Solo riconoscendo in Dio l'unica e vera Via sarà possibile riconoscersi uomini, miseri, bisognosi di percorrere ora la via della Misericordia e della Condivisione, quella stessa condivisione scaturita dalla Croce.
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