In attesa della vita...


"Quello che oggi ti sembra morto, risorgerà!". Il tempo della nostra esistenza è ricolmo di esperienze di fallimenti, delusioni, tradimenti, pesantezze: ci trasciniamo dentro la fatica di un procedere continuamente deludente perché niente di ciò in cui ci imbattiamo possiede la capacità di soddisfare le nostre esigenze. Niente è sufficientemente grande da soddisfare i nostri desideri. Viviamo continuamente l’esperienza della morte, dentro di noi e negli altri, perché il limite presente in ognuno frena, ogni volta, quello slancio verso la "pienezza" presagita. L’esperienza della morte, però, diviene apparente quando al suo interno intravediamo, come ultima parola, l’inizio di una resurrezione: "solo Dio è sufficientemente grande da soddisfare le nostre esigenze!". E noi crediamo in un Dio crocifisso, ma eternamente vivente come Risorto. Questa è l’ultima parola che restituisce vigore ad ogni azione fallita, ad ogni rapporto compromesso, ad ogni situazione di sofferenza. Ma poiché la nostra fede non sempre è fermamente ancorata a questa certezza, abbiamo bisogno di ascoltare la voce di qualcuno che abbia saputo incontrare il Dio vivo dentro la realtà di ogni giorno.
Proponiamo la testimonianza di fra Lorenzo della Resurrezione, carmelitano scalzo nato nel 1614 in Francia. Non possediamo molte notizie circa la sua infanzia, ma conosciamo il racconto del suo incontro folgorante con il Signore. A diciotto anni, guardando un albero invernale, spoglio e apparentemente privo di vita, ma destinato a rinvigorirsi come ogni anno, riceve la visione del Dio vivente che, con il suo sostegno amoroso, è presente come colui che dona incessantemente "vita nuova". Di fronte a questo "albero luminoso" Lorenzo vede la potenza discreta ma onnipervasiva: l’albero secco, tutto ciò che sembra morto, risorgerà.
Se Dio è vivo in mezzo a noi, la realtà, allora, non è limitante; non c’è incontro, né avvenimento che non porti dentro di sé il richiamo del Signore, che non apra all’esperienza di una divina presenza: la realtà vissuta, sotto ogni suo aspetto, come riverbero dell’amore passionale di Dio per l’essere umano.
Fuggiamo spesso da situazioni, da persone, da luoghi per una incapacità di contemplazione mistica: "per lui (Lorenzo) tutto era uguale, ogni luogo, ogni occupazione. Il buon frate trovava Dio ovunque, sia aggiustando i suoi sandali sia pregando per la comunità. Non si preoccupava di fare ritiri, poiché trovava nel suo lavoro ordinario da amare e da adorare lo stesso Dio che si trova nel deserto".
Lorenzo entra nell’ordine del Carmelo come "fratello laico", cioè con la vocazione di chi desidera dedicarsi insieme alla preghiera, ai lavori materiali più pesanti per sostenere le attività dei fratelli sacerdoti e dei giovani in formazione. Per quindici anni è il cuoco della comunità parigina composta da circa cento religiosi. Lorenzo cerca la presenza di Dio in ogni cosa, non compie nulla di straordinario, è dedito esclusivamente alla monotonia del lavoro quotidiano: faticoso, ripetitivo, stressante; ma ogni gesto ripetuto meccanicamente diviene azione d’amore per Gesù, Presenza viva dentro ogni circostanza, come aveva appreso da S. Teresa d’Avila tramite l’esortazione a "cercare Dio tra le pentole".
La realtà diventa, allora, per Lorenzo occasione continua di incontro con il volto di Colui che redime ogni cosa, che ha il potere, quando è riconosciuto, di trasformare le azioni ripetitive da non-sensi, quali spesso appaiono, a travolgenti contatti d’amore. "Io rigiro la mia frittatina nella padella per amore di Dio; e quando è fatta, se non ho nulla da fare, mi prostro per terra e adoro il mio Dio perché mi è stata data la grazia di farla, dopo mi alzo più felice di un re".
Per Lorenzo Dio è il Cristo Risorto che cammina per le strade dell’umanità, presente in "ogni dove", mendicante l’acqua dissetante dell’amore dall’uomo che incontra nel suo sostare sulla terra. Gesù, per Lorenzo, è l’amico sempre presente, che gli sta accanto, verso cui rivolge spesso i suoi pensieri, la sua attenzione; raccomanda a tutti coloro che lo avvicinano di operare lo "sforzo" di ricordarsi spesso di quella Presenza: "occorre conoscere prima di amare; per conoscere Dio bisogna pensare spesso a lui. E quando l’ameremo, ci penseremo ancora più spesso perché il nostro cuore è là dov’è il nostro tesoro".
Muoiono i sogni irrealizzati, i progetti falliti, le aspettative tradite, le attese deluse; si muore dentro i rapporti incompiuti, gli incontri manipolati, gli aiuti non dati, le offese elargite, le parole negate; muore l’uomo abbandonato, etichettato, disprezzato, giudicato, emarginato, perseguitato. Ma voi, "strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti" (Mt 10,7).
M. C. Bomba ocds

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